Il fiore di ciliegio, Yokosuka MXY7 Okha , era una bomba volante pilotata che veniva trasportata, nel raggio di 37 km dal bersaglio, da un bombardiere bimotore Mitsubishi G4M2e: la Okha veniva sganciata e, mediante una velocità picchiata, si dirigeva verso il bersaglio con tre razzi ausiliari per potenziarne la spinta.
La Yokosuka MXY7 Okha rientrava tra le armi utilizzate dagli attacchi suicida giapponesi attuati sul finire della seconda guerra mondiale, 1944.
La decisione di ricorre alla Yokosuka MXY7 Okha in modalità kamikaze era nata da esigenze di ordine pratico; in effetti, la decisione maturò verso l’agosto del ’44 visti gli esiti non ritenuti soddisfacenti dei tecnici giapponesi di mettere a punto un’arma teleguidata.Nella fase finale della sua traiettoria la Yokosuka MXY7 Okha risultava di difficile intercettazione viste le sue piccole dimensioni e la velocità del razzo bomba. I tecnici americani, studiando la dinamica del volo, rilevarono che i tre razzi a propellente solido venivano accessi a circa 5 km dal bersaglio e che l’accelerazione veniva incrementata fino a raggiungere i 927 km/h in rapida picchiata.
L’unico modo per fermare l’Yokosuka MXY7 Okha era quello di intercettare e abbattere l’aereo madre, un Mitsubishi G4M2e appositamente modificato.
La Yokosuka MXY7 Okha poteva raggiungere una velocità massima di 649 km/h a 3,5 km e una velocità in picchiata di 927 Km/h con un peso massimo al decollo di 2140 kg comprendente fino a 1200 kg di esplosivo.
Non solo, la Yokosuka MXY7 Okha poteva vantare un’apertura alare di 5,12 metri, una lunghezza di 6,066 e un’altezza di 1,16 metri con una superficie alare di 6 m2 e garantiva una autonomia di 40 Km.
La Yokosuka MXY7 Okha disponeva di tre razzi di tipo 4-1 da 800 Kg che gli garantivano la spinta richiesta.
Il Giappone mise a punto diverse varianti dell’arma suicida; in effetti, dai primi Okha, Tipo 11 e Tipo 21, si arrivò a migliorare l’autonomia con il Tipo 22. La variante considerata definitiva era l’Okha del tipo 43 con un motore a turbojet Ne-20.