Il tiro istintivo si effettua con arco privo di accessori e modifiche, ridotto all’essenziale. Nel tiro istintivo occorre utilizzare l’emisfero creativo del cervello, bisogna lasciare a casa la ragione e anche il proprio io. In un certo senso è tutto più semplice, ma la tecnica comunque c’è, nonostante non sia visibile (perché se lo è allora significa che è forzata.
Nel tiro istintivo occorre non solo tentare di raggiungere una sintonia con l’arco e il bersaglio, ma divenire tutt’uno con essi. Ecco cosa scrivono a riguardo Vittorio Brizzi ed Edoardo Ferraro nel loro Manuale di tiro con l’arco:
Si vuole creare nel più breve tempo possibile un insieme in sintonia dove non si capisce alcuna frattura, nel senso che arco ed arciere (e bersaglio) sono tutt’uno. La freccia deve essere il più possibile “allineabile” con l’asse occhio dominante bersaglio; l’arco quindi va inclinato, così scompare di vista.
Per fare ciò occorre fissare il punto di tiro a un livello intermedio che vada bene sia per tiri vicini che lontani (l’arco, si ricordi, deve scomparire). Questo “ancoraggio” può essere settato non lontano dall’occhio ma nemmeno dalla mandibola, per cui il dito medio all’angolo della bocca rappresenta un buon compromesso. Il tiro, nel tiro con l’arco istintivo, va eseguito nel più breve tempo possibile: l‘arciere nel tiro istintivo, mira difatti con l’arco abbassato. Come è possibile ottenere risultati in questo modo tanto difficile da descrivere quanto affascinante? Di certo la ripetitività gioca un ruolo importante: con pratica costante e instancabile si arriverà ad associare determinati movimenti a determinate distanze di tiro. Ma forse ancora più importante, in questo tipo di tiro con l’arco in cui le sensazioni giocano un ruolo importantissimo, è la capacità di svuotare la mente, di isolarsi mentre si entra, al contempo, in un dimensione non razionale di comunione con l’arco e il bersaglio.
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