Già tredicimila anni fa, gli umani usavano frecce fatte di osso con punte avvelenate per cacciare. La sorprendente scoperta è stata fatta da ricercatori nella grotta di Kuumvi, a Zanzibar, in Africa ed è decisiva perché ci racconta una storia che risale sempre più indietro nel tempo in cui l’uomo aveva precocemente acquisito una tecnologia avanzata per costruire armi, sia per difendersi che per approviggionarsi di cibo.
Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Azania: Archaeological Research in Africa svela che la tecnologia riguardante l’utilizzo dell’osso come arma era un elemento centrale per gli abitanti della Grotta di Kuumvi, 13 mila anni fa.
Studi precedenti hanno appurato che questa tecnologia era in uso 60 mila anni fa: la maggior parte delle prove in merito provengono però dall’Africa meridionale, ma i ritrovamenti presso la Grotta di Kuumvi dimostrano che era stata adottata già prima in Africa Orientale.
Il team, guidato da Michelle Langley dalla Australian National University, ha studiato un piccolo insieme di sette manufatti di osso, cinque punti proiettile osso, un punteruolo osso, e un tubo di osso dentellato, recuperato dalla Grotta Kuumbi.
Analizzando i reperti con telecamere e microscopi, gli scienziati sono stati in grado di confrontare le tecniche di fabbricazione con quelle precedenti e hanno tentato di replicare questa tecnologia in laboratorio.
Le punte di osso sono state utilizzate come frecce avvelenate, come suggeriscono sia le fattezze delle teste di freccia, sia ritrovamenti precendenti di tracce carbonizzate di piante Mkunazi, che produrre frutti avvelenati.
L’uso di punte di frecce avvelenate da parte dell’uomo dell’Età della Pietra è stato indotto da una carenza di tecnologia applicata alla caccia, per cui le punte di pietra delle frecce spesso non erano sufficienti ad uccidere un animale grande come un bufalo o una zebra e comunque dal peso superiore ai 40 chili.
Non era possibile cacciarli con semplici oggetti di ossa da lanciare, e questo determinò l’uso di tecniche più sofisticate rispetto a quelle usate nel tardo Pleistocene.
Fonte sci-news.com
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