Già da prima della seconda guerra mondiale i fanti dell’esercito italiano avevano in dotazione un fucile d’assalto automatico: era il MAB 18. Successivamente il progetto, che aveva riscosso un discreto successo, fu ulteriormente sviluppato e la Beretta ideò il MAB 38, ovvero Moschetto Automatico Beretta Mod. 1938 (dall’anno di produzione 1938).
I primi ad essere equipaggiati con il MAB 38 furono gli appartenenti alla PAI (Polizia dell’Africa Italiana) tanto che il Ministero delle Colonie ne ordinò da subito un cospicuo numero di esemplari. Allo stesso tempo anche il Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno decise di acquistarlo per la dotazione di quello che era il Regio Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza. Nonostante le autorità militari avessero omologato il MAB 38 per la dotazione del Regio Esercito, l’arma entrò in servizio solo nel dicembre 1941. In seguito anche la Regia Marina decise di armare il personale del Battaglione “NP” (Nuotatori Paracadutisti) con il MAB 38, e così fece anche la Regia Aeronautica con il proprio Battaglione “Adra” (Arditi Distruttori Regia Aeronautica).
La produzione dell’MAB 38 inizialmente fu molto lenta per questo motivo fu poco usata dall’Esercito, a dispetto delle previsioni, ma fu usata soprattutto dalla forze Repubblicane durante il regime fascista. Con la caduta di Mussolini e la fuga della famiglia reale i partigiani si impossessarono di una grossa quantità di MAB 38.
La prima versione del MAB 38 riportava l’attacco della baionetta nella parte inferiore del manicotto di raffreddamento della canna, prima dello spegni fiamma costituito a sua volta da due grossi fori rettangolari longitudinali; la baionetta era simile a quella del fucile 91/38, aveva la lama pieghevole che in posizione di chiusura veniva alloggiata in un apposito incavo ricavato nella parte inferiore del fusto in legno. Il MAB 38 era in calibro 9 mm Fiocchi ed il sistema di mira era costituito da un alzo con cursore mobile graduato fino a 500 metri. Come già il MAB 18 anche il MAB 38 era munito di due grilletti: uno anteriore che serviva per il tiro semiautomatico ed uno posteriore per il tiro automatico; sul ponticello dei grilletti era posto il pulsante della sicura per il grilletto posteriore.
Al modello iniziale del MAB 38 furono apportate varie modifiche che ne caratterizzarono altrettante versioni prodotte successivamente dalla casa di Gardone Val Trompia. Una delle prime modifiche fu l’eliminazione dell’innesto per la baionetta e relativo incavo nel fusto in legno; anche lo spegnifiamma fu modificato e i due fori longitudinali furono modificati in quattro fessure semicircolari nella parte superiore della canna. Altra modifica di rilievo fu quella del dispositivo di mira del MAB 38A42 , sostituito da un mirino anteriore e tacca di mira posteriore fissa regolata a 200 metri.
Altre modifiche furono apportate al fine di abbassare i costi di produzione dell’arma; la lunghezza della canna fu ridotta e le parti meccaniche come culatta, bocchettone di inserimento del caricatore e la scatola del meccanismo di scatto furono prodotti non più in un unico elemento lavorato ma realizzato con pezzi di lamiera d’acciaio stampati e saldati tra loro. Una ulteriore modifica alla molla del congegno otturatore del modello MAB38/44 permise di aumentarne il volume di fuoco a 800 colpi al minuto.
Nel 1957 il comando generale dell’Arma dei Carabinieri richiese espressamente una ulteriore modifica che avrebbe dovuto consentire una migliore impugnatura dell’arma soprattutto in fase di tiro automatico. La Beretta a tal fine inserì un nuovo congegno di blocco-sblocco dell’otturatore ed il relativo pulsante di comando posto sul fusto di legno tra il caricatore e il vivo di volata, cioè dove il tiratore avrebbe dovuto impugnare l’arma con la mano che non utilizzava il grilletto; per sparare quindi era necessario premere il pulsante.
IL MAB 38 è stato armamento in alle Forze dell’Ordine come Polizia di Stato e Carabinieri fino a prima dell’introduzione della Beretta PM12, nonché in dotazione alle Forze Armate fino ai primi anni 90; quest’arma veniva infatti ancora utilizzata dalla Marina Militare e dall’Aeronautica Militare per le esercitazioni al tiro dei marinai di leva e nei servizi di guardia armata.
carlo pellerano 13 Marzo 2021 il 08:45
in tutti gli anni di servizio, ogniqualvolta ho avuto modo di sparare con il MAB in dotazione a bordo, ho sempre avuto grandi soddisfazioni. Rapido preciso e sicuro, certo non spiccava per la modernità delle sue linee ma era ” concreto”
Renzo 24 Settembre 2024 il 20:36
Nel 1968 ho prestato il servizio militare nel’aereonautica, e ho avuto occasione di sparare al poligono con il mab. grandissima arma a colpo singolo molto precisa, a raffica molto meno