Qualche decennio fa, vedendo un veicolo del genere, qualcuno avrebbe affermato con certezza di aver visto un veicolo proveniente da un altro mondo. Oggi invece possiamo dire, quasi con assoluta certezza, di aver visto un UAV.
UAV è l’acronimo di Unmanned Aerial Vehicle (veicolo aereo senza pilota) e così si definiscono quel tipo di veicoli che volano senza la necessità di un pilota a bordo ma comandati a distanza da una stazione o programmati per il volo in autonomia. Spesso i veicoli UAV sono anche detti Droni (dall’inglese drone che vuol dire “ronzio” a causa del rumore prodotto). Inizialmente i droni venivano considerati un sistema di addestramento per piloti o come strumenti bersaglio per antiaerea e operatori radar ma in breve tempo, con la comparsa di tecnologie sempre più evolute, sono stati sviluppati anche i cosiddetti UAV tattici, ovvero dotati di strumenti di ELINT (Electronic Intelligence) e fotocamere o telecamere per il controllo del territorio (UAVP,Universal Aerial Video Platform).
Un veicolo UAV può essere pre-programmato per effettuare un determianto piano di volo ed una determinata missione, in genere di sorveglianza e ricognizione; nelle versione con controllo remoto invece gli UAV sono manovrati da veri e propri piloti, in forza al reparto di appartenenza del velivolo, che tramite una sofisticatissima stazione a terra, mobile o fissa, possono effettuare a distanza missioni di ogni tipo: dalla semplice ricognizione ad una missione operativa di ricerca e distruzione obbiettivi.
Anche l’Italia, già dagli anni sessanta cercò di sviluppare questo progetto ed il primo drone italiano adottato dall’Esercito fu il Canadair CL-89, in servizio fino al 2000, prima presso il 13º “Graco” a Verona e poi presso il 41º Gruppo specialisti artiglieria “Cordenons” di Casarsa (PN). L’Aeronautica sviluppò in seguito il Mirach 20 (1985-2002), velivolo ad ala fissa con telecamera e raggio d’azione di 120 km progettato prodotto dalla Meteor CAE, diventata successivamente Galileo Avionica, e prodotto dalla PAI di San Diego (California).In seguito lo sviluppo degli UAV è continuato con i progetti dei sistemi Mirach 26 e Mirach 150 che purtroppo però non furono mai prodotti.
Dal 2004 soprattutto l’Esercito Italiano acquistò il sistema della classe “Small” FQM 151A Pointer e l’Aeronautica si approvvigionò con il velivolo RQ-1 Predator costruito dalla General Atomics. L’anno seguente l’Esercito si dotò dei più evoluti Raven RQ 11A e Raven RQ 11B, piccoli Droni elettrici che possono essere lanciati a mano senza necessitare di piste per il decollo. Attualemente l’Italia utilizza in piena efficienza sia i Raven che i Predator dei quali sono stati acquistati anche le ultime versioni RQ-9 Predator B.
Il futuro sviluppo dei velivoli UAV porterà alla creazione di velivoli sempre più efficienti e capaci di manovre impossibili ad aerei condotti dall’uomo; lo scopo è di dotare i futuri UAV di sistemi tecnologici sempre più evoluti che con il tempo possano effettuare missioni eseguendo ordini e prendendo decisioni in autonomia escludendo il controllo remoto di un uomo (Intelligenza Artificiale).
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