Unmanned aerial vehicles, sono chiamati tradizionalmente secondo la denominazione internazionale ancora in voga poco tempo fa. Sono impiegati a livello internazionale, oggi, dall’aeronautica militare di tutte le forze armate moderne. Nel caso degli Stati Uniti, ne fanno dunque ampio uso gli Us Air Force. In italiano, la definizione aeromobile a pilotaggio remoto è considerata corrispondentemente la più appropriata. Il tipo di prestazione aerea garantita da questo genere di velivoli è detto ufficialmente remotely piloted air system (Rpas). E’ considerata invece antiquata la precedente espressione Uav, acronimo della definizione con cui abbiamo aperto l’articolo.
Comunque li si voglia chiamare, siamo di fronte a mezzi aerei privi di pilota, e dunque autonomi (in questo caso seguono una traiettoria prestabilita secondo la quale vengono programmati), o pilotati a distanza momento per momento, attraverso sofisticati sistemi di telecomando. Si chiamano anche, in breve, Droni, dall’inglese Drone, e sono quanto di più affascinante possa presentarsi agli occhi degli studiosi appassionati di veicoli militari.
In Italia questi mezzi aerei militari fanno la loro comparsa alla fine degli anni settanta. Il primo drone dell’Esercito Italiano fu il CL89, chiamato secondo le denominazioni Nato An Usd 501. Questo sofisticato veicolo era stato messo a punto dalla Canadair, ed ha “lavorato” per le forze armate italiane fino all’anno 2000, dopodiché si decise per la sua eliminazione.
Fa parte dei droni anche la classe dei così chiamati Apr tattici, ossia aerei senza pilota provvisti di strumenti di intelligenza elettronica (Elint). Spesso questi mezzi aerei sono anche dotati di macchine fotografiche speciali, ed altri mezzi di videosorveglianza e controllo del territorio, a volte sintetizzati dalla sigla Uavp, Universal Aerial Video Platform.
L’evoluzione degli Apr ha portato alla progettazione dei pre-prototipi del Mirach 26 e del Mirach 150, che scarsa fortuna ebbero storicamente all’atto pratico, dal momento che non entrarono mai nella produzione di serie su vasta scala, e non furono dunque mai ufficialmente utilizzati.
Dal 2004 le forze armate italiane si sono provviste di Fqm 151 A Pointer, nella classe Small, oltre che del velivolo Rq 1 Predator, messo a punto dalla privata General Atomics. In seguito abbiamo adottato anche il Raven Rq 1 ed il Raven Rq 1B, perché l’Aeronautica Militare italiana fosse messa alla pari degli standard minimi delle moderne forze armate internazionali.
(Foto: un Apr tattico, per gentile concessione di http://wallpapers.free-review.net/14__Warrior_UAV.htm)