Ootori, da gregario a capoclasse

La classe Ootori, o anche denominata Ōtori, nasceva nel 1934 per un incidente marittimo che coinvolse l’allora capoclasse Tomodzura; in effetti, la Tomodzura si capovolse durante alcune prove in mare per il peso eccessivo degli armamenti dell’unità navale.

In base ai trattati internazionali che dovette stipulare il Giappone, in primis il trattato navale di Londra, alla marina militare giapponese non venne più concesso di costruire unità navali di grande tonnellaggio e, per questa ragione, il Giappone, così come alle altre potenza militari, fece ogni sforzo per approntare unità navali con la maggior concentrazione di armi e apparecchiature su scafi di dimensioni e tonnellaggio ridotti allo scopo di cercare, in un certo senso, di eludere il trattato.

La proposta Moltke della Germania imperiale

La nave da battaglia Moltke è stata la risposta della marina imperiale tedesca al dominio britannico sui mari; in effetti, gli incrociatori della classe Moltke, anche se erano più lente di quelle britanniche, possedevano una capacità offensiva superiore.

Il Moltke poteva vantare la presenza di una batteria principale di otto cannoni con un calibro di 280 mm accoppiato da altri 12 cannoni da 150 mm e quattro lanciasiluri da 500 mm.

Il primo incrociatore da battaglia è stato il Von der Tann e, allo scopo di aumentare la capacità offensiva, la marina militare tedesca pensò di predisporre due nuove unità: il Moltke e il Goeben costruite rispettivamente nel 1911 e 1912 presso il cantiere navale Blohm & Voss, di Amburgo in Germania che divennero poi parte della classe Moltke.

Le caratteristiche della classe Minekaze

Le navi della classe Minekaze, insieme alla Momi, potevano disporre di almeno 34 cacciatorpediniere da utilizzare nell’oceano Pacifico contro le navi della coalizione alleata presente in questo particolare teatro bellico. In effetti, sebbene i 21 esemplari della classe Momi fossero tutte di seconda categoria e quelle della Minekaze di prima categoria, queste unità da combattimento non furono utilizzate con successo nel corso degli eventi bellici della seconda guerra mondiale poiché non rispondevano pienamente ai nuovi requisiti.

Le navi cacciatorpediniere della classe Minekaze potevano disporre di un dislocamento di 1215 tonnellate con la possibilità di raggiungere un tonnellaggio a pieno carico di 1650 per una dimensione di 102,5 metri in lunghezza per una larghezza di 9 metri con un pescaggio di 2,89 metri.

Il vanto del cacciatorpediniere giapponese, la classe Fubuki

Il fiore all’occhiello della marina imperiale giapponese; in effetti, le navi da combattimento della classe Fubuki, divise in tre serie tra il 1928 e il 1932, sono state le navi cacciatorpediniere più potente di allora e rappresentarono un nuovo modo di concepire unità navali di questo tipo.  Secondo alcuni esperti, queste particolari navi rappresentano l’evoluzione tecnologica delle navi della classe Mutsuki che, a loro volta, identificano un affinamento delle unità navali della classe Kamikare.

Rispetto ai modelli precedenti le navi cacciatorpediniere della Fubuki potevano vantare un incremento del tonnellaggio con il conseguente aumento della resistenza degli scafi e un apporto, non di poco conto, sulla qualità in fatto di armamento di bordo.

L’evoluzione del cacciatorpediniere giapponese, la classe Fubuki

La classe Fubuki rappresentava l’evoluzione tecnica del cacciatorpediniere giapponese poiché riuscì meglio a interpretare le mutate esigenze belliche con diversi programmi di potenziamento inclusi le modifiche sostanziali al suo armamento di bordo, inclusa la possibilità di elevare a 70° i suoi cannoni di bordo da 127 mm.

Delle diverse unità navali solo la Ushio riuscì a sopravvivere al conflitto mondiale.

Le navi da battaglia della classe Fubuki disponevano una velocità di 37 nodi grazie alla presenza di un apparato propulsivo in grado di esprimere una potenza di 50,000 hp per via delle sue due turbine a vapore a ingranagi.

La classe Minekaze della marina giapponese

Le navi cacciatorpediniere della marina giapponese venivano classificati in  prima o in seconda categoria in relazioni al loro dislocamento. Prima del varo dei nuovi modelli Minekaze le navi da guerra giapponesi venivano o acquistate direttamente dalla Gran Bretagna o costruite in cantieri navali nazionali e solo, dalla classe Minekaze, si incominciò a prendere in seria considerazione anche l’apporto di altre tecnologie militari navali come quelle tedesche.

I tredici cacciatorpediniere della classe Minikaze appartenevano alla prima categoria ed erano state realizzate tenendo conto del sistema costruttivo tedesco di allora che, per l’appunto, prevedeva, tra il ponte di castello prodiero e la struttura della plancia di comando, l’inserimento di una specie di pozzo.

Dal Giappone la classe Fuso

Le due navi da battaglia della classe Fuso furono varate durante la prima guerra mondiale, per la precisione tra il 1914 e il 1915, e potevano vantare, alla costruzione, di un dislocamento pari a 30600 tonnellate che potevano però raggiungere i 31000 a pieno carico.

Le navi della classe Fuso appartenevano alla flotta giapponese che, insieme alla Yamashiro, erano state messe in contrapposizione alle navi della classe Nevada o alla Queen Elisabeth della marina britannica.

In effetti, l’idea della marina giapponese era quello di offrire una risposta militare agli USA contrapponendo la nave da battaglia giapponese alle realizzazioni americane e britanniche nel teatro militare del Pacifico.

La Dante Alighieri, la prima dreadnought italiana

La nave da battaglia Dante Alighieri, per la precisione era classificata come corazzata, era la prima realizzazione della marina regia – uscita dal cantiere navale di Castellamare di Stabia nel 1910 e dismessa nel 1928 – che poteva disporre, rispetto il naviglio di allora, di torri trinate per cannoni da 305/46 mm con quattro eliche e cannoni monocalibro.

L’idea di costruire una corazzata di tipo monocalibro,  dreadnought , è del 1908 su progetto del generale del Genio navale Edoardo Masdea proponendo una soluzione molto originale tanto che la Dante Aligheri fu presa come modello per molte altre realizzazioni dell’epoca. In effetti, allora era fortemente sentita la necessità di coniugare la potenza bellica con il peso e, allo scopo di offrire una risposta di questo tipo, Masdea propose di raggruppare l’artiglieria in torri trinate: in questo modo si riuscì a ridurre così il peso dell’artiglieria di grosso calibro.

Il sommergibile della classe Porpoise

I sottomarini della classe Porpoise, unità navali appartenenti al Regno Unito, erano simili ai battelli della classe Parthian ed erano utilizzati come posamine contro i giapponesi. I tecnici della marina inglese utilizzavano, a bordo della Porpoise, un diverso impiego delle mine; in effetti, mentre la marina militare tedesca preferiva utilizzare degli scivoli verticali posizionati all’interno dello scafo, gli inglesi utilizzavano un altro metodo, ovvero preferivano stivare le mine nell’intercapedine esterna.

Le navi della classe Porpoise offrivano un dislocamento di 1768 tonnellate in superficie mentre in immersione potevano raggiungere i 2053 tonnellate. La Porpoise poteva ospitare un equipaggio di 59 uomini tra ufficiali e marinai su uno scafo con una dimensione in lunghezza di 88,08 metri per una larghezza di 9,09 e un pescaggio di 4,88 metri.

Blohm und Voss 143

Le Blom un Voss furono state progettate per tentare di superare le limitazioni nei siluri convenzionali aviolanciabili; in effetti, l’allora aeronautica militare tedesca, la Luftwaffe, cercò di aumentare il raggio di azione di queste armi attraverso la progettazione e la realizzazione di un siluro capace di volare prima di entrare in acqua: la corsa doveva proseguire con l’ausilio della propria unità propulsiva.

Da questa idea nacque la Bv 143, ovvero un siluro aereo con propulsione a razzo che sfruttava un razzo, per l’appunto, a propellente liquido identificato come Blohm und Voss ATO in grado di offrire 700 kg di spinta.