C’è un posto di controllo e vedete una pattuglia della Polizia di Stato o dell’Arma dei Carabinieri, il capopattuglia vi ferma con la paletta e notate l’altro agente che a distanza vi tiene sotto controllo indossando un giubbotto antiproiettile e impugnando un’arma particolare che somiglia a una grossa pistola ma non lo è; tutti la chiamano mitraglietta: è la pistola mitragliatrice Beretta PM12.
A cavallo tra i due conflitti mondiali la Beretta lavorò alla realizzazione del Moschetto Automatico Beretta, meglio conosciuto come MAB 38. Quest’arma ebbe molto successo durante e dopo la guerra ma negli anni cinquanta, basandosi sull’esperienze maturate con il MAB, la Beretta lavorò allo sviluppo di una nuova arma che avesse prestazioni migliori.
Così che nel 1959 nacque la PM12 che diventò operativa due anni dopo quando fu posta in dotazione all’Esercito Italiano. Anche all’estero riscosse un discreto successo e fu esportata in alcuni paesi del centroamerica e arabi nonché prodotto su licenza in Brasile ed Indonesia. Il Brasile adottò la Beretta PM12 per sostituire le M1 Thompson statunitensi e in seguito la produsse anche su licenza con il nome di M972 poi modificato nella MT-12 – Metrahadora de Mão.
Negli anni settanta e ottanta, furono apportate delle modifiche come la sostituzione della sicura e la modifica del selettore da colpo singolo a raffica che furono accorpati in un unico selettore per Sicura – Intermittenza – Raffica (versione PM12S); successivamente fu realizzata una cremagliera alla manetta di armamento per evitare l’armamento accidentale (PM12S-2) e fu adottato il caricatore bifilare a 32 colpi (nella prima versione venivano utilizzati i caricatori del MAB da 20, 30 e 40 colpi).
La PM12 utilizza un congegno di percussione con sistema a massa battente e percussore fisso come già i suoi predecessori MAB e l’omologo americano Thompson. A svantaggio di queste armi c’erano le eccessive dimensioni in confronto poco potente munizionamento calibro 9×19 mm Parabellum: dimensioni da fucile ma calibro da pistola.
La Beretta studiò la soluzione al problema delle dimensioni e si pensò di conservare invariata la massa dell’otturatore, che divenne telescopico, spostando in avanti la maggior parte della massa. Con il sistema a massa battente infatti l’otturatore deve essere abbastanza pesante in modo da non arretrare troppo velocemente in fase di sparo e permettere così la fuoriuscita dei gas di combustione prima che il proiettile sia uscito dal vivo di volata. Quindi con l’otturatore telescopico, avvolto intorno alla canna, il problema viene risolto in quanto la massa rimane invariata, ma l’ingombro risulta ridotto, in quanto una parte resta davanti alla camera di scoppio e arretra con l’intero otturatore nella fase di espulsione/ricarica. L’otturatore ha inoltre delle aperture abbastanza grandi che permettono il passaggio, in posizione arretrata, della cartuccia sfilata dal caricatore e del bossolo sparato. Caratteristica del PM12 è il castello cilindrico lungo quasi fino al vivo di volata proprio per alloggiarvi l’otturatore altrettanto lungo.
La PM12 pesa 3,48 Kg circa scarico (3.820 Kg circa carico) ed è lungo 418 mm (660 mm con gruccia estesa). La velocità di fuoco dell’arma e un tasso ciclico di 550 colpi al minuto. Le sicure della PM12 sono tre: una sicura manuale con il selettore di fuoco ed una seconda sicura manuale posta sul calcio posteriore, sotto il ponticello del grilletto in corrispondenza del punto di presa delle dita, che bloccano l’otturatore in posizione di chiusura ed il grilletto; questo evita spari accidentali causati da una eventuale caduta dell’arma oltre ad impedire il fuoco qualora I’arma non si impugni l’arma saldamente. Una ulteriore sicura automatica sul tiretto d’armamento arresta il carrello-otturatore, qualora questo non venga completamente arretrato ed armato, prevenendo così spari accidentali.
Per quanto concerne i dispositivi di mira la PM12 è dotata di un mirino sulla parte anteriore (regolabile per altezza) ed una diottra posteriore regolabile in due posizioni (fino a 100 m e fino a 200 m). Entrambi i dispositivi sono protetti da ali laterali. La giusta ipugnatura dell’arma è a due mani, una per ognuno dei calci anteriore e posteriore; la PM12 va poggiata contro spalla, verso il centro del petto, con la gruccia pieghevole che ci permette di andare in puntamento come per un fucile. In questo modo possiamo utilizzare la giusta forza necessaria ad un impugnatura salda che tenga a bada la PM12 durante lo sparo con la massa battente in movimento, soprattutto in fase di sparo a raffica.
Per le sue caratteristiche di maneggevolezza, dimensioni ridotte e potenza di fuoco, la PM12, nonostante l’avanzata età, è attualmente in dotazione alla Polizia di Stato, all’Arma dei Carabinieri, alla Guardia di Finanza, al Corpo Forestale dello Stato ed alla Polizia Penitenziaria, nonché utilizzata da molti eserciti di Paesi stranieri che ancora la ritengono un arma eccezionale.
Pesa come un ak47, ma quello almeno è un 7,62.
considerando l’utilizzo sulle brevi distanze, è meglio una cal. 9 che un 7,62.