Il mondo è pieno di posti, reali e virtuali (in Rete), dove è possibile procurarsi facilmente armi in quantità e a prezzo stracciato. Un posto reale è il Pakistan: qui le armi sono un vero affare, costano meno di uno smartpone, e i kalashnikov, costituiti da rottami metallici sono venduti su scala industriale. In particolare, in una città tribale del nord ovest, Darra Adamkhel, c’è il più grande mercato nero di armi del Paese e gli armaioli sanno produrre le repliche di tutti i modelli di fucili e mitragliatori.
Darra Adamkhel circondata da 35 chilometri di colline a sud della città di Peshawar, è stata per decenni il centro di attività criminali quali il traffico di esseri umani e lo spaccio di droga e qui i negozi illegali di armi erano ovunque.
Il commercio illegale di armi qui è una ‘tradizione’, un affare vecchio di generazioni. E’ esploso nel 1980 quando i Mujahideen hanno cominciato ad acquistare armi per combattere in Afghanistan contro i soldati sovietici. Così, più tardi, la città è diventata la roccaforte dei talebani pakistani, che hanno imposto le loro regole feroci e un sistema parallelo di giustizia con tanto di decapitazioni.
Finché nel 2007, una repressione militare sui talebani pakistani ha colpito il mercato nero di armi che a causa della crescente intolleranza da parte del Governo per le armi illegali, si è ridimensionato e al posto di molti negozi di armi sono fioriti negozi di alimentari o di elettronica. E la quantità di armi prodotte da ogni singolo armiere locale è scesa da 10 a 4 armi al giorno.
Ciò non toglie che ci siano negozi ancora molto attivi la cui specialità era e resta la replica di armi, mitragliatori o qualsiasi arma su richiesta, a prezzi stracciati. Qualche esempio: gli MP5, i fucili mitragliatori turchi e bulgari generalmente dati in dotazione all’FBI a alla Swat (unità speciale antiterrorismo), che costano migliaia di dollari, qui prodotti costano con tanto di garanzia di un anno, circa 67 dollari. Anche un Kalashnikov AK-47 è venduto ad un prezzo decisamente inferiore rispetto alla maggior parte degli smartphone: circa 125 dollari.
Negli ultimi 10 anni ho venduto 10.000 pistole, e non ho avuto nessun tipo di lamentela, dichiara fiero Gil, un armaiolo.
Il commercio illegale, senza licenza e non regolamentato, è stato a lungo tollerato dalle autorità, con poco potere nelle aree tribali tra Afghanistan e Pakistan, dove i militanti una volta operavano impunemente.
I residenti, da parte loro, si volgono al mercato legale in una zona dominata da tradizioni pashtun, dove la cultura della pistola è profondamente radicata nell’identità maschile.
Gli armaioli accusano il governo pakistano e i militari, in particolare per i posti di blocco istituiti sulla strada per Darra dove talvolta arrestano i clienti che una volta viaggiavano liberamente. Gli stranieri sono stati banditi per motivi di sicurezza. Ma produzione e traffici illegali di armi continuano.
Fonte channelnewsasia.com
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