Armi, in uso alla polizia italiana solo come extrema ratio

Ricorso alle armi: rigidamente regolamentato e previsto come ‘extrama ratio’. Solo in casi estremi, le forze dell’ordine in Italia possono aprire il fuoco. Dopo il clamore dei gravi fatti di cronaca oltreoceano, afroamericani uccisi da agenti in Minnesota e Louisiana scatenando poi la strage di Dallas (dove un cecchino ha ucciso 5 poliziotti uccisi e ne ha feriti 7), i sindacati di polizia hanno chiarito le differenze tra il nostro sistema e quello americano. Da noi i fatti di Dallas non sarebbero mai potuti accadere sostengono all’unanimità: le regole di Pubblica sicurezza sull’uso delle armi da parte della polizia sono inequivocabili.

 

Polizia

I casi dei neri uccisi dalla polizia, poi del cecchino ucciso a Dallas con un robot dalla polizia dopo che aveva ferito 7 agenti e ammazzato 5, da noi non sarebbero potuti accadere perché le forze dell’ordine possono usare armi da fuoco solo in casi estremi e sempre evitando di colpire organi vitali.

I rappresentanti dei sindacati di Polizia italiana all’unanimità evidenziano le differenza tra i due sistemi: di là l’eccesso di una società armata fino a denti e di un sistema dove l’uso delle armi è anche di volta in volta deciso dal singolo operatore di polizia; da noi all’opposto una legislazione che limita gli interventi delle forze dell’ordine.

 In America c’e’ un eccesso di durezza, ma c’e’ il rispetto dell’autorita – sostiene Giuseppe Tiani, segretario del Sindacato italiano appartenenti Polizia (Siap) – in Italia abbiamo invece un eccesso di debolezza. Non siamo tutelati, finiamo sempre sotto processo, se un’auto forza l’alt e scappa, in teoria saremmo autorizzati a sparare, ma solo sulla carta perché l’agente poi passa i guai.

Per Daniele Tissone, segretario generale della Silp Cgil, il vero problema e’ la diffusione delle armi negli Stati Uniti.

Senza voler assolutamente giustificare gli agenti che hanno ucciso i due afroamericani, il fatto che tutti siano armati provoca maggiori criticità. Certo, la nostra normativa, forse troppo garantista, può mettere in condizioni di difficoltà gli operatori di polizia, ma serve a salvare vite innocenti.

A differenza degli Usa, non abbiamo regole di ingaggio, spiega poi Gianni Tonelli, segretario del Sindacato autonomo di Polizia (Sap) – se una persona scappa dopo aver ucciso 40 persone gli agenti non possono sparare per fermarla, se uno mi accoltella e poi fugge è la stessa cosa.

Secondo  Lorena La Spina, segretario nazionale dell’Anfp, Associazione nazionale funzionari di Polizia, sono due ordinamenti non paragonabili:

Da noi l’uso delle armi è giustificato solo all’interno di limiti ben precisi, tenendo presenti i principi della necessità, della proporzionalità e della gradualità. Da noi la vita e l’integrità fisica delle persone sono inviolabili, gli agenti sono addestrati per non colpire punti vitali e viso, l’obiettivo non e’ eliminare il soggetto, ma vincere la resistenza e immobilizzarlo.

 

Fonte agi.it

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