Kalashnikov, armi anticarro, mitragliatrici, lanciagranate, razzi e missili: sul social network Facebook c’è un fiorente mercato nero di armi. E questo malgrado la politica scelta dall’azienda di Mark Zuckerberg che da gennaio, dopo le pressioni dell’amministrazione Obama e dei procuratori generali degli Usa, a seguito delle stragi di Parigi e di San Bernardino, ha vietato la vendita di armi tra privati. Lo rivela uno studio della Small Arms Survay, organizzazione che monitora la vendita di armi nel mondo.
L’organizzazione senza scopo di lucro Small Arms Survey, che ha sede a Ginevra in Svizzera, monitora la vendita di armi nel mondo. Dopo uno studio di 18 mesi, denuncia come dal 2013 si possano acquistare tramite gruppi chiusi su Facebook armi provenienti dall’arsenale di Gheddafi; c’era un mercato in crescita in Libia per il commercio illegale di armi e pistole. Un mercato nero delle armi precedentemente inesistente che è sorto dopo la rivoluzione libica e la morte di Gheddafi.
Le vendite sono state realizzate in gruppi chiusi presenti su Facebook, a cui si può aderire solo su invito. La dimensione dei gruppi che vendono armi a distanza va da meno di 400 membri fino a 14 mila! In pochi mesi l’organizzazione ha registrato oltre 1.300 vendite di armi, ma i ricercatori hanno chiarito che il numero rappresenta solo una frazione delle vendite effettuate attraverso i social media.
Le armi leggere – sottolinea la ricerca – sono tra le più costose. Ciò potrebbe indicare che sono limitate ai gruppi armati e finanziati piuttosto che ai singoli individui. La relativa assenza di certe armi leggere è degna di nota, dato il numero consistente di tali sistemi acquistati sia dal regime di Gheddafi che dai ribelli durante la rivoluzione del 2011.
Le armi trattate provengono principalmente dai paesi del Patto di Varsavia, ma anche dal Belgio e dalla Cina. Veryan Khan, direttore editoriale e analista delConsorzio di Ricerca e Analisi terrorismo con sede in Florida, non è sorpresa:
Le persone hanno venduto armi su Facebook per anni, ha detto – So per certo che Facebook lavora duramente per sorvegliare quei gruppi e chiuderli, ma semplicemente creano nuovi account. Il problema principale di Facebook è che ha tanti utenti.
La Small Arms Survey ha concluso che il commercio sui social media ha cominciato a fiorire a pochi anni fa, e che è in costante crescita. Grazie a questo studio e alle denunce delle testate giornalistiche, Facebook ha chiuso sei gruppi incriminati. Ma il problema è tutt’altro che risolto.
Fonte smallarmssurvey.org e newsfactor.com
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