Il kama nasce, come molte altre armi utilizzate nelle arti marziali giapponesi (ma lo stesso si può dire per le arti marziali cinesi), nasce come semplice attrezzo agricolo. Una piccola falce per mietere il raccolto, utilizzata soprattutto nei campi di riso. Difatti, prima di divenire una letale arma delle arti marziali giapponesi, il kama era diffusissimo in larghe zone dell’asia, tanto che modelli non dissimili sono utilizzati nelle arti marziali malesi, filippine e indonesiane, e l’utilizzo del kama, seppur poco frequente, non è del tutto estraneo nemmeno alle arti marziali cinesi.
Il punto di svolta per la trasformazione del kama da semplice attrezzo agricolo a possibile arma si verifica con l’introduzione di quest’ultima a Okinawa, dove viene inserito nelle pratiche marziali del te (“mano”) per poi passare nel reportorio del karate (“mano vuota”). Il kama, come è facile intuire, è un’arma estremamente pericolosa, capace di infliggere colpi mortali con la lama e di parare in maniera piuttosto efficace con il manico, che a sua volta può essere utilizzato per attacchi contundenti.
Il kama non è solo un’arma del karate, ma anche di altre discipline marziali quali il taekwondo, il silat e anche certi sistemi di kung fu. Il kama poteva anche essere utilizzato, e spesso era proprio così, in coppia, con una piccola falce per ogni mano del combattente. La lunghezza di queste piccole falci si aggirava in genere tra i 40 e i 45 cm. Del kama esiste una variante incredibilmente spettacolare, e brutale. Una variante da utilizzare a una mano sola oppure in coppia: è la variante denominata kusarigama, costituita da un kama con attaccata, attraverso una catena, una sfera metallica, agganciata al kama tramite un anello posto all’estremità del manico. Il kusarigama è spesso considerata una delle armi più famose e spettacolari dei ninja.
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