La scimitarra è una spada dalla lama curva usata quasi esclusivamente per attacchi da taglio. Per il suo peso e la sua conformazione risulta essere tra le più brutali lame da taglio. Ha una lama affilata su un solo lato, con il taglio convesso e il dorso concavo. Le scimitarre venivano impugnate con una sola mano.
Le scimitarre si differenziano dalle sciabole occidentali per via della lama, la cui curvatura nelle scimitarre è decisamente più accentuata. Il termine scimitarra comincia a diffondersi in occidente fin dal tardo medioevo, e i più sono concordi nel rintracciarne l’origine nel termine persiano shamshir, che indicava per l’appunto la scimittara persiana. Le scimitarre erano forgiate in acciaio e carbonio. La loro leggerezza combinata alla lama curva e affilata la rendevano particolarmente adatta ai cavalieri, che potevano colpire con rapidità infliggendo gravissimi danni senza rischiare di impigliare la propria arma. La brutalità dei colpi della scimitarra è garantita dalla lama particolarmente ricurva che amplifica il momento angolare del colpo. Ulteriore efficacia d’impatto è garantita inoltre dall’allargamento della lama in prossimità della punta.
La scimitarra quindi risulta un’arma meno versatile della classica spada a una mano del medioevo e del rinascimento occidentale (in grado di colpire efficacemente tanto di taglio quanto di punta), ma la sua potenza la rende estremamente brutale nonostante la relativa leggerezza. Tutti questi elementi congiunti l’hanno resa storicamente un arma diffusissima tra i combattenti a cavallo, proprio come il suo successivo derivato occidentale, la sciabola. Esistono moltissime varianti della scimitarre indicate con termini differenti a seconda della regione o del paese di utilizzo. Tra le più note abbiamo il dao dei mongoli e dei turchi, il kilij turco, lo shamshir persiano, il talwar indiano, il pulwar afghano, il saif arabo e il nimcha di origine marocchina.
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